Restano infatti del tutto incomprensibili l’offerta fatta pervenire agli allevatori da parte dei caseari di una
diminuzione media del 20% rispetto al prezzo corrente e le reali cause che hanno determinato tale proposta.
A nulla, finora, sono servite le numerose richieste rivolte da parte delle rappresentanze agricole alle
Istituzioni, né sono pervenute risposte adeguate alle molte domande che, da oltre sei mesi, gli allevatori
hanno posto alle aziende di trasformazione. Di fatto ad oggi, nonostante il forte allarme di tutto il mondo
dell’allevamento bufalino e gli scenari catastrofici che si aprirebbero per uno dei più importanti settori
dell’economia agricola pontina e del Lazio meridionale, non è stato possibile aprire un confronto
complessivo sullo stato del settore e una discussione che superi le singole trattative aziendali per dare alle
parti un quadro di certezze di medio/ lungo periodo. Né da parte delle Istituzioni locali e regionali si è presa
alcuna iniziativa per favorire l’incontro tra le parti.
Gli allevatori subiscono le condizioni contrattuali imposte dai trasformatori che spesso minacciano di non
ritirare il latte prodotto costringendo l’allevatore a sottostare alle imposizioni degli acquirenti. Questo modo di procedere aggrava la situazione del settore determinando il fallimento di tutte le azioni realizzate nel corso degli anni (vedi la destagionalizzazione dei parti) per consolidare sui mercati nazionali ed internazionali il valore della “Mozzarella di bufala” quale prodotto di straordinaria qualità e stabilizzarne l’offerta.
Il forte aumento dei costi di produzione, a cui si è aggiunto il pesante aumento dei tassi di interesse, ha
portato gli allevatori, impegnati in uno sforzo di adeguamento e miglioramento aziendale determinato dalle nuove norme comunitarie, a contrarre esposizioni bancarie da ammortizzare nei prossimi anni. Un calo del prezzo del latte di queste dimensioni potrebbe creare le condizioni per la chiusura di molte aziende e la forte contrazione di un settore produttivo di qualità e in forte crescita.
Viene, quindi, da chiedersi se Il calo del prezzo del latte proposto dalle aziende casearie è determinato da
un’eccedenza del prodotto, dalla diminuzione dei consumi o da attività meramente speculative da parte delle aziende di trasformazione che vogliono far pagare agli allevatori i propri errori e la propria inadeguatezza a gestire rapporti contrattuali basati sulla programmazione e sulla condivisione degli obiettivi.
La CIA di Latina è mobilitata e pronta a tutelare in tutte le sedi e con tutti i propri mezzi le imprese agricole del settore avendo già avviato iniziative volte a favorire l’intensificazione dei controlli sull’intera filiera bufalina, in particolare sulla provenienza del latte bufalino e sul prodotto trasformato. Inoltre la piena accessibilità e trasparenza ai dati sulla tracciabilità come previsto dal D.M. 9 settembre 2014.