L’agricoltura laziale gode di buona salute sul fronte delle specialità coltivale, ma soffre forse più di altre la difficile condizione economica del Paese ed in più sconta fortissimi ritardi sul fronte dell’erogazione dei fondi comunitari e delle infrastrutture.
CUOREECONOMICO ne ha parlato con Angelo Perfili, presidente di Cia Lazio, che ricorda come l’associazione, a livello nazionale fra l’altro si è fatta promotrice di una azione a tutela delle filiere e dei margini di guadagno dei produttori: “Ma non basta – dice Perfili – c’è bisogno di una contrattazione tutelata dallo stato che metta al riparo da speculazioni”.
Ed esprime preoccupazione per i ritardi nell’attuazione del Pnrr: “Stiamo perdendo competitività”.
Come vede la situazione dell’agricoltura laziale in questa parte finale dell’anno? Quali sono le prospettive e quali i timori.
“L’annata agraria 2023 vede la regione in grave difficoltà. Ai problemi strutturali si sono aggiunte le congiunture internazionali e il “cambiamento climatico”, finora sporadico, si sta manifestando con tutta la sua forza distruttiva e continuativa.
I problemi strutturali li conosciamo: la difficoltà delle imprese agricole ad accedere al credito, le inefficienze della Pubblica Amministrazione che determinano ritardi insopportabili nell’erogazione dei fondi comunitari, collegamenti, strade e logistica carenti o insufficienti a sostenere un moderno mercato agricolo, le dimensioni medie aziendali che non hanno riscontro nelle politiche comunitarie, e potrei proseguire con molti altri esempi.
La situazione internazionale ha determinato un vertiginoso aumento dei costi di produzione, con una drammatica riduzione dei già esigui margini di profitto.
Sono aumentati i prezzi dei carburanti, dei mangimi, dei prodotti fitosanitari. Il listino dei prezzi alla produzione però è sostanzialmente invariato. Le criticità innescate dal cosiddetto “climate change” riguardano le invasioni di specie aliene di insetti che il nostro ecosistema, non adattato a queste nuove specie, fa grande fatica a contrastare, periodi di siccità e alluvioni.
Gli attacchi di peronospora sulle viti hanno falcidiato la produzione e quasi azzerato le produzioni biologiche, la moria del Kiwi e la Xylella per l’olivo.
Quindi, per rispondere alla domanda, i timori sono che le annate come questa possano ripetersi con sempre più frequenza e intensità, che non abbiamo gli strumenti adatti per contrastare questi fenomeni e che continui a mancare una concertazione e pianificazione degli interventi a sostegno delle imprese di largo respiro.
Le prospettive: se si considera che nel Lazio si produce praticamente ogni varietà presente a livello nazionale, e questo rappresenta già un ottimo punto di partenza; che abbiamo i due mercati generali più grandi d’Europa se la politica si affianca all’agricoltura in termini di pianificazione e snellimento burocratico, allora si potrà pensare agli investimenti necessari per un rilancio del settore”.
L’associazione si è fatta promotrice di una manifestazione a tutela del settore contro il caro-prezzi e la riduzione dei margini di guadagno e della produzione. Cosa serve a vostro avviso, quali sono i punti da mettere al centro delle politiche del Ministero dell’agricoltura per la ripartenza della filiera?
“La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è un fattore strategico, l’agricoltura rappresenta il 5 percento del Pil nazionale, ma riteniamo che, nella realtà, questa percentuale vada almeno raddoppiata se pensiamo al contributo che l’attività agricola fornisce in termini di contrasto al degrado ambientale, mantenimento dei suoli e del paesaggio, prevenzione sanitaria (cibi salubri=più salute pubblica, oltre a tutto quello che le imprese possono offrire in termini di diversificazione delle attività agricole), tradizioni, cultura e turismo.
L’associazione si è fatta promotrice di una manifestazione a tutela del settore contro il caro-prezzi e la riduzione dei margini di guadagno e della produzione. Cosa serve a vostro avviso, quali sono i punti da mettere al centro delle politiche del Ministero dell’agricoltura per la ripartenza della filiera?
“La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è un fattore strategico, l’agricoltura rappresenta il 5 percento del Pil nazionale, ma riteniamo che, nella realtà, questa percentuale vada almeno raddoppiata se pensiamo al contributo che l’attività agricola fornisce in termini di contrasto al degrado ambientale, mantenimento dei suoli e del paesaggio, prevenzione sanitaria (cibi salubri=più salute pubblica, oltre a tutto quello che le imprese possono offrire in termini di diversificazione delle attività agricole), tradizioni, cultura e turismo.
L’associazione si è fatta promotrice di una manifestazione a tutela del settore contro il caro-prezzi e la riduzione dei margini di guadagno e della produzione. Cosa serve a vostro avviso, quali sono i punti da mettere al centro delle politiche del Ministero dell’agricoltura per la ripartenza della filiera?
“La sensibilizzazione dell’opinione pubblica è un fattore strategico, l’agricoltura rappresenta il 5 percento del Pil nazionale, ma riteniamo che, nella realtà, questa percentuale vada almeno raddoppiata se pensiamo al contributo che l’attività agricola fornisce in termini di contrasto al degrado ambientale, mantenimento dei suoli e del paesaggio, prevenzione sanitaria (cibi salubri=più salute pubblica, oltre a tutto quello che le imprese possono offrire in termini di diversificazione delle attività agricole), tradizioni, cultura e turismo.
Di Emanuele Lombardini
Fonte: https://www.cuoreeconomico.com/perfili-cia-lazio-contratti-di-filiera-innovazione-e-pianificazione-per-prendere-lo-slancio/