Ora si attivi immediatamente il tavolo di concertazione con le organizzazioni di categoria.
Questa la richiesta di Argeo Perfili, Presidente della Cia del Lazio, “infatti – ha proseguito – non solo gli allevamenti sono a rischio, ma a causa dei cordoni sanitari e delle misure di contenimento dell’infezione rischia il default l’intero comparto agricolo nella regione”.Nella nostra regione sono 12.000 gli allevamenti registrati con 43.000 capi allevati. Così, Intervistato dal Messaggero di Roma il Vice presidente della Cia Italo Pulcini. Questi allevamenti sono già monitorati dai servizi veterinari, ed occorre intensificare i controlli, Siamo preoccupati per tutti quei allevamenti sotto i 4 capi che, non essendo registrati, potrebbero non rientrare nei campionamenti. Il problema è rappresentato principalmente dai cinghiali, le cui incursioni nelle aree coltivate sono sempre più numerose e massicce. Bisogna inoltre pensare velocemente ai ristori per le aziende che, in caso di contaminazione, dovranno abbattere i capi allevati. Molte aziende, infatti, sono già in crisi profonda per l’aumento incontrollato delle materie prime energetiche e di tutto ciò che è necessario alla produzione primaria (fertilizzanti e mangimi in primis, ma anche prodotti fitosanitari, materiali vari quali ferro e plastiche). Quello suinicolo è un settore che fattura molti milioni di euro l’anno, con un export importante e un valore aggiunto in crescita che nel 2019 segnava oltre 65 milioni di euro solo nel Lazio (+1,3% fonte LazioCrea).