ll nuovo balzo dell’inflazione, che su base annua sfiora i 12 punti percentuali (+11,9%), avrà ulteriori effetti drammatici sul portafoglio delle famiglie e sui bilanci delle imprese agricole. Ma è anche allarme deflazione per gli agricoltori, che si vedono riconosciuti prezzi troppo bassi rispetto ai forti aumenti dei costi di produzione. Così Cia-Agricoltori Italiani, in merito ai dati diffusi oggi dall’Istat.
Nei dati elaborati dal Centro studi Cia riferibili ai prezzi al consumo dei beni alimentari -calcolando gli incrementi fatti registrare mensilmente nel 2022- si desume una spesa media di +384 euro per ogni famiglia da gennaio. Da inizio anno, dunque, gli italiani hanno speso 9,7 miliardi in più per il carrello della spesa alimentare.
Nel dettaglio, l’Ufficio studi riscontra una ripresa dell’indice dei prezzi al consumo dell’1,9% trainata dai prodotti freschi non lavorati i cui prezzi sono cresciuti del 2,4%, mentre, quelli della trasformazione agroindustriale hanno fatto registrare un incremento più contenuto (+1,7%).
Dal lato delle variazioni annue (rispetto all’ottobre 2021), la forte spinta inflazionistica è evidente: il carello “generale” di prodotti agricoli, cibi e bevande analcoliche è aumentato dell’13,1%. Rispetto a questa ultima evidenza, a differenza di quanto osservato nella lettura delle variazioni mensili, sono stati i prezzi dei prodotti lavorati a crescere maggiormente (+13,4% contro il +12,9% dei non lavorati). Concentrandosi l’attenzione sui beni agricoli (non lavorati), infine, l’Istat segnala nel mese di ottobre “l’accelerazione dei prezzi dei vegetali freschi o refrigerati diversi dalle patate (da +16,7% a +25,1%; +8,2% su base mensile), mentre rallentano quelli della Frutta fresca o refrigerata (da +7,9% a +6,5%; +0,7% rispetto a settembre)”.